lunedì 14 gennaio 2013

Eticità in chirurgia estetica

Saper dire di no e' forse l'atto più difficile che un essere umano può compiere in risposta ad una proposta allettante, ma al contempo non in linea con i propri principi morali. Mi viene in mente un famoso film di qualche anno fa, "Proposta indecente", in cui due giovani innamorati scelgono di contravvenire alle loro regola fondamentale - la fedeltà reciproca - e cedono alle lusinghe economiche di un miliardario; ricordo che - nonostante i soldi "guadagnati" - la loro storia d'amore non ebbe un lieto fine...
Mutatis mutandis, anche noi chirurghi estetici spesso ci troviamo di fronte a richieste più o meno velatamente esagerate, e che se vengono soddisfatte portano a risultati innaturali e di cattivo gusto. Purtroppo troppo frequentemente accade che la proposta sia - relativamente se confrontata a quella fatta a Demi Moore- troppo allettante o che il senso etico del chirurgo sia troppo poco sviluppato ....ed alla fine di indecente resta solo il risultato dell'intervento chirurgico. L'Etica studia i costumi ed i comportamenti degli esseri umani e ci insegna - con l'Estetica- a perseguire la moderazione, l'armonia e la simmetria nella forma e nella sostanza. È profondamente influenzata dalla storia e dalla cultura di ogni singolo popolo, e di ciò bisogna tener conto quando - e ciò accade raramente- il nostro paziente non è un occidentale o comunque segue usi e costumi differenti dai nostri. Ad esempio, le stesse labbra molto carnose che abbiamo ottenuto con un trattamento di medicina estetica e che stonerebbero su un sottile volto di una ragazza europea, risultano invece adatte su un viso con tratti più' marcati di una donna africana: e' fondamentale nella scelta del "quanto e cosa fare", osservare le differenze etniche e rispettare ogni cultura. Al di la' di questi casi particolari, ritengo che il chirurgo plastico debba attenersi ad un preciso codice etico, basato sul principio di naturalezza del risultato: l'intervento chirurgico non deve trasformare la persona, ma correggere quegli inestetismi che causano una sofferenza rilevante sul piano psicologico; la strada e'quella di valorizzare i punti di forza del paziente, ricreare armonia e proporzioni nelle forme. Per ottenere questo, e'necessario innanzi tutto "capire" la persona che abbiamo di fronte, quali sono le reali motivazioni che l'hanno portato da noi, quali le sue vere aspettative: mentre e'facile comprendere come delle orecchie esageratamente "a sventola" abbiano pesantemente condizionato fin da piccolo i rapporti sociali di un giovane rispetto ai compagni di scuola, o come un naso troppo aquilino possa aver limitato la vita di relazione di una bella donna, più difficile potrà essere capire, ad esempio, quanto delle minuscole culottes de cheval - accettabilissime per la maggior parte delle ragazze di oggi- su un fisico per il resto asciutto e slanciato possano creare imbarazzo. Non esistono regole generali, poiché ogni paziente ha una sua storia personale che è unica. È difficile ma e'doveroso dire di no alla paziente che si presenta in ambulatorio coll'unico obiettivo di ringiovanire per riconquistare il marito che l'ha appena lasciata per una ragazza più giovane. Altrettanto bisogna fare se il paziente mostra una condizione psicologica instabile:il "perché si va dal chirurgo plastico" va sempre attentamente valutato: la chirurgia estetica può talora aiutare il paziente in un percorso di miglioramento e cambiamento individuale, ma non può prescindere dal supporto essenziale di altri specialisti, in primis lo psicoterapeuta e qualche volta lo psichiatra. Una volta che siamo riusciti ad entrare in sintonia con il nostro paziente, il passo successivo e'quello di "vederlo nel suo insieme": non solo età, peso, altezza, conformazione del viso o del corpo, etcetera, ma anche carattere, professione, abitudini e stile di vita: una quarta misura di seno potrà "andare a pennello" su una donna alta 175 centimetri e di corporatura media, così come potrà risultare gradevole su una donna meno alta ma dalle forme più generose e dal carattere più esuberante; sarà esagerata invece su un ragazza minuta e dal carattere riservato. 
Una considerazione a parte va fatta sul ricorso troppo frequente agli interventi chirurgici e sopratutto ai trattamenti di medicina estetica: esistono dei limiti biologici imposti dal nostro corpo che vanno rispettati, così come esistono dei limiti precisi rispetto al risultato ottenibile con ogni singola procedura: non si può, ad esempio, ripetere un trattamento come il botulino prima di almeno 4-5 mesi dal precedente, sarebbe non tanto dannoso quanto inutile; analogamente, il continuare a "gonfiare" con acido ialuronico il viso di una donna ultra sessantenne attenua si' le rughe, ma non produce certamente un ringiovanimento naturale: meglio allora proporle un intervento di lifting del volto, piuttosto che trasformarla in un bull dog.. Etica ed Estetica, soprattuto di questi tempi in cui bisogna recuperare tali valori in tutti gli ambiti del vivere, possono ed anzi devono andare "a braccetto": a vantaggio del chirurgo, che potrà dire di aver fatto un buon lavoro, ed a vantaggio dei pazienti, che saranno veramente soddisfatti.

2 commenti:

  1. caro collega..mi trovi perfettamente daccordo...anch'io cerco di fare passare questi concetti....purtroppo ..oltre al buon gusto credo si debbano avere ,per esercitare un corretto intervento,un pò tutte le armi e soprattutto le competenze adeguate....ossia...se al caso in esame serva la chirurgia o il laser o fillers e botulino...o un mix di questi (la cosa migliore)...purtoppo ci sono dei colleghi..come dire..monospecialistici...che credono si possa fare a meno di una o più di queste componenti ....il viso da bulldog...ne è una logica conseguenza....complimenti ancora x la lucida analisi...e un in bocca al lupo x il lavoro!...antonio calabrò

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  2. Grazie dei complimenti collega...meno male c'è qualcuno del settore che è sulla mia stessa "lunghezza d'onda" e che lo manifesta!

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